giovedì 16 maggio 2013

Random chaos

Non scrivo da parecchio.
Potrei dire che sono successe un bel po' di cose, ma... la triste realtà mi spinge ad ammettere che, ahimè, non è successo proprio nulla. Nulla di "produttivo", insomma.
Forse qualcosa di "positivo", ma nulla più. E "positivo" in modo molto soggettivo, chiaramente.

Non voglio star qui a dilungarmi sulle inesistenti avventure che hanno caratterizzato questi mesi di silenzio. Non voglio nemmeno giustificare a me stessa il motivo di questo silenzio.
In fin dei conti, sento i miei pensieri ogni giorno e ogni momento. Solo... non mi ci soffermo.
Quella che sento adesso è una semplice, devastante voglia di far uscire il caotico guazzabuglio di parole e sentimenti che mi si agita dentro - facendomi venire le vertigini, la nausea.

Non conosco nemmeno io l'esito di questa "riflessione". Probabilmente non scriverò nulla di rilevante, probabilmente mi fermerò al prossimo punto. Non lo so.

Ecco, è proprio questo, il punto:

non lo so.


Non so nulla, non vedo nulla, non sento nulla.

Ma forse dovrei correggermi.

Non so nulla perché non riesco a sapere; non vedo nulla perché non riesco a vedere; non sento nulla perché non riesco a sentire. E non riuscivo a dire.
Beh, non so quanto sia corretto l'uso dell'imperfetto; non so ancora se io stia riuscendo a dire qualcosa. Mi è difficile capirlo.

Eppure, so che si tratta di uno di quei periodi in cui vorrei dire, fare e provare tante di quelle cose che potrei anche scoppiare.
In certi momenti, mi sento proprio come una bomba ad orologeria con il meccanismo prepotentemente innescato.
Sento il cuore battere forte; percepisco le mani formicolare per la smania di agire; avverto l'impazienza scorrere nelle mie vene come fosse un torrente. Altro che sangue.
Il mio intero organismo si tende fino al limite per poter schiacciare quel pulsante che mi permetterebbe di - boom! - esplodere.

Ma qualcosa va sempre storto - o quasi.

La verità è una e una soltanto: tutto ciò che si ammassa dentro me, piuttosto che aprirmi la strada per qualcosa di bello, di stimolante, diventa un ammortizzatore - un'air bag - che trattiene l'onda d'urto.
Tuttavia, il meccanismo non si disinnesca. Continua e continua ancora, come una ruota destinata a girare a vuoto senza mai fermarsi. E l'energia si accumula, e il malessere cresce; non dà pace né ossigeno.
Ed io sono lì, impotente, ad osservarmi mentre vengo divorata dalle sensazioni negative e dal marciume.

Dalla tristezza.

E so anche che potrei reagire, con un po' di volontà. Ma non so, invero. La volontà mi è spesso sconosciuta.
Certo, probabilmente dovrei dire di essere io a non volermi presentare a lei, ma - quale sia il motivo - non mi è ancora dato saperlo.
Paura, forse? Forse. Ma di cosa? Mi sento spinta a dire "del confronto". Ma credo ci sia molto più di questo.
C'è molto da scavare, ma non credo di aver mai avuto una particolare attitudine per l'archeologia.


<< Tutte scuse. >>



Mavis